THERE IS NO ALTERNATIVE…

There are phrases that have the power not only to leave their mark, but even to stop events. To cut off legs, to take your breath away. One of these is “there is no alternative”

How many times have we heard it and how many times have we even said it ourselves. Frustrated and incapable of looking at the matter or the opportunity from a different perspective.

There is no alternative to policies of austerity, to market opinion, to closing doors, to dictatorship, to unemployment, to suffering, to ignorance. It is also the most common expression used to persuade us to vote for parties that are difficult to vote for, as well as the phrase most loved by tyrants. Of those who need people to not believe that a different society is possible. And that if there were ever an alternative, it would be dangerous.   

In the ’80’s it became the favourite slogan of Conservative Prime Minister Margaret Thatcher, who led the United Kingdom from 1979 to 1990. The expression is so common that it has an acronym: T.I.N.A.: there is no alternative.

It is easy to understand why. If there are no alternatives, only one choice is possible. Maybe the one imposed, proposed, submitted. Therefore, we do not even have to bother disproving it. Nailed to the dictatorship of the present, we risk dissolving the space of the possible.

Freeing me from confused thoughts, the Danish philosopher Kierkegaard comes to my aid, by upholding that man becomes what he is as a consequence of his choices. Furthermore, doing without the choice, in the concrete situation of existence, is, in reality, a choice.

“Imagine the captain of a ship the moment a shift of direction must be made. If he is not a mediocre captain, he will also be aware that during all this the ship is ploughing ahead with its ordinary velocity and thus there is but a single moment when it is inconsequential whether he does this or that. So also with a person, if he forgets to take into account the velocity, there eventually comes a moment when it is no longer a matter of an either/or, no because he has chosen, but because he has refrained from it. Which can also be expressed by saying: because others  others have chosen for him, or because he has lost himself….” 

I think I have no alternative, it does not represent the magnitude of a man, but his permanent tragedy. And it isn’t even a question of trust. Actually, the complete opposite!

 

La versione italiana:

Ci sono frasi che hanno il potere non solo di segnare, ma addirittura di fermare gli eventi. Di tagliare le gambe, togliere il fiato. Una di queste è “non esiste alternativa”.

Quante volte l’abbiamo sentita e quante volte l’abbiamo pronunciata anche noi. Frustrati e incapaci di guardare al problema o all’opportunità da una angolazione differente.

Non c’è alternativa alle politiche di austerità, al giudizio dei mercati, alla chiusura dei porti, alla dittatura, alla disoccupazione, alla sofferenza, all’ignoranza. E’ anche l’espressione più usata per convincere a votare partiti difficili da votare, nonché la frase più amata dai tiranni. Di coloro che hanno bisogno che le persone non credano possibile una società diversa. E se mai ci fosse alternativa, sarebbe pericoloso.   

Negli anni ’80 diventò lo slogan preferito da Margaret Thatcher, la premier conservatrice che guidò il Regno Unito dal 1979 al 1990. Espressione così diffusa che ne venne coniato un acronimo: T.I.N.A.: there is no alternative (non ci sono alternative).

E’ facile da comprendere il perché. Se non ci sono alternative, solo una scelta è possibile. Magari quella che ci è stata imposta, proposta, sottoposta. Così non dobbiamo neanche fare fatica a confutarla. Inchiodati alla dittatura del presente, rischiamo di far dissolvere lo spazio del possibile.

A venire in soccorso, liberandomi dagli ingarbugliati pensieri è stato il filosofo danese Kierkegaard, sostenendo che l’uomo diventa ciò che è come conseguenza delle sue scelte. Del resto, fare a meno della scelta, nella concreta situazione dell’esistenza, è in realtà una scelta.

“Immagina un capitano sulla sua nave nel momento della battaglia. Se non è un capitano mediocre, si renderà conto che la nave, mentre egli non ha ancora deciso, avanza con la solita velocità e che così è solo un istante quello in cui sia indifferente se egli faccia una scelta o un’altra. Così anche l’uomo, se dimentica di calcolare questa velocità, alla fine giunge un momento in cui non ha più la libertà di scelta, non perchè ha scelto, ma perchè non l’ha fatto. Il che si può anche esprimere così: perchè gli altri hanno scelto per lui, perchè ha perso se stesso…”.

Credere di non avere alternative, non rappresenta la grandezza in un uomo, ma il suo permanente dramma. E non è neppure una questione di fiducia. Anzi, tutto il contraio!