La PIGRIZIA è la CHIAVE della SOPRAVVIVENZA
Siamo pigri per natura: il nostro cervello è programmato per evitare sforzi.
Risparmiare energia è da sempre essenziale per la sopravvivenza e ha permesso ai nostri antenati di essere più efficienti nella ricerca di cibo e riparo, di competere ed evitare i predatori. In altre parole per il nostro cervello svolgere attività fisica, o il pensiero di farlo, richiede energie in più che i neuroni tentano a tutti i costi di risparmiare, trattenendoci svogliatamente sul divano.
A rivelarlo è uno studio internazionale condotto tra Belgio, Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Canada pubblicato su «Neuropsychologia» (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30056055)
PARADOSSO DELL’ESERCIZIO
Il lavoro contribuisce a sciogliere un annoso enigma, il «paradosso dell’esercizio»: nonostante la società ci incoraggi a fare esercizio fisico e sebbene sia risaputo che lo sport fa bene a corpo e psiche, le statistiche mostrano che stiamo diventando via via più pigri.
Lo studio ha coinvolto 29 giovani, alcuni attivi e altri sedentari. Tutti dovevano giocare con un avatar al pc. Sul video comparivano oggetti in movimento paradigmatici della pigrizia (poltrone, divani, amache, letti) oppure dello sport (racchette da tennis, scarpe da corsa, scale, palloni…). L’avatar doveva evitare il più rapidamente possibile gli oggetti che richiamavano la pigrizia e dirigersi verso i simboli del movimento. I partecipanti indossavano il caschetto per l’elettroencefalogramma, così da registrarne l’attività cerebrale: ogni volta che l’avatar doveva evitare i simboli della pigrizia il cervello del giocatore – indipendentemente dalle proprie attitudini – si «accendeva» più intensamente, consumando maggiori quantità di risorse.
Evitare la sedentarietà, quindi, ha un prezzo in termini di energie. «In particolare – spiegano i ricercatori – sono due le aree della corteccia cerebrale ad attivarsi più intensamente, se tentiamo di sfuggire alla sedentarietà. Una è la corteccia frontale mediale, che ha un ruolo nella risoluzione dei conflitti interni e serve a risolvere il dissidio tra un’intenzione volontaria (come voler fare sport) e una modalità inconsciamente radicata (la sedentarietà). L’altra è la corteccia fronto-centrale, un’area a funzione inibitoria che spegne i comportamenti automatici inconsci».
I risultati dello studio mostrano che il cervello è, nel profondo, attratto da comportamenti statici. Per sfuggire al loro richiamo ci si deve impegnare. Ecco perché le policy contro la sedentarietà non hanno funzionato. Per fortuna, come si sa, le “cattive” abitudini si possono cambiare… benchè non senza fatica!