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Un’AFFOLLATA SOLITUDINE

Preferiva mescolarsi agli odori della città, respirando il chiasso delle taverne, la carnalità delle prostitute e l’aroma dell’assenzio. Ed è proprio lì che lo incontrai la prima volta, fra i dissoluti vicoli di Montmartre.

Aristocratico per nascita, bohémien per professione, Henri de Toulouse-Lautrec, portava nel corpo deforme e nella fragilità dei nervi le stigmate di un’unione incestuosa.

Lo conobbi in un giorno di estate come fosse questo, di 35 anni fa, leggendo “Moulin Rouge”, di Pierre La Mure, uno dei tanti oscar Mondadori che occupavano scaffali interi, della biblioteca di famiglia.

 

Affamato di vita, sapeva cogliere la natura dell’uomo, scoprendola fra bettole malfamate, can-can smodati, postriboli di periferia.

Morì a 37 anni, non prima di aver consegnato alla fama, fra i tanti, il manifesto dedicato al Moulin Rouge, l’opera più celebre di Parigi.

Il Moulin Rouge, campo di esplorazione privilegiato, da cui osservava la brulicante e multiforme umanità del quartiere e dove invitava l’occhio dello spettatore a partecipare al roteare delle sue ballerine, alle conversazioni annegate nell’alcol, agli attimi proibiti rubati nei postriboli della città,.

Lautrec sapeva cogliere l’effimero piacere di un’esistenza fragile e sensuale insieme, partecipando con sofferenza ed esasperata sensibilità alle sorti del genere umano.

In una vita segnata, a quattordici anni, da due cadute da cavallo che gli procurarono delle fratture ad entrambe le ginocchia e che lo obbligarono a restare deforme come un nano. nel povero universo di ballerine e prostitute egli svolse la sua arte, prendendo di lì la propria ispirazione.

Ed è proprio attraverso quella scomoda esistenza, le sue opere e quel libro che conservo ancora oggi, iniziarono i miei primi furtivi viaggi nei vicoli di Montmartre, fra le malinconiche scene di circo, i provocanti incontri erotici, incontrando un’umanità desolata, inquieta, ansiosa di vita.

QUALI ABILI NEGOZIATORI sono i BAMBINI (soprattutto a NATALE)

Negoziare è un’arte che i bambini esercitano con implacabile e naturale maestria, come dimostrano gli innumerevoli regali che riescono, con facilità disarmante, ad accumulare sotto l’albero. Ogni Natale.

I bimbi sono negoziatori nati, abili a mettere inconsapevolmente in atto alcune tecniche negoziali estremamente efficaci e, allo stesso tempo, sorprendentemente semplici ma che tendiamo, da adulti, a complicare e rendere innocue.

a. I bimbi non smettono mai di fare domande
Una delle tattiche più utili in una negoziazione di successo è fare domande ogni volta che non si sa o non si capisce. Da “grandi” tendiamo a perdere questa abilità nel timore di sembrare impreparati o incompetenti. Spesso, di fronte a un termine che non conosciamo invece di chiedere delucidazioni, annuiamo, celando il nostro non sapere dietro un apparente sorriso di saggezza.

b. I bimbi non smettono mai di chiedere
Non si fanno molti problemi a palesare ciò che vogliono. Che si tratti di un gioco, attenzioni o la favola della buonanotte. Insomma, di fronte a necessità e desideri i bimbi semplicemente chiedono. Da adulti, perdiamo tale la capacità. In una trattativa negoziale (e così a casa, sul lavoro e con gli amici) anziché chiedere, ricorriamo a inutili sotterfugi, nascondendo le nostre necessità, non facilitando la comprensione alla controparte di ciò di cui realmente abbiamo bisogno. Crediamo, erroneamente, che l’altro possa leggerci nel pensiero.

c. I bimbi non amano il “no” come risposta
Trattano il “no” come l’inizio e non la fine di una trattativa. La loro tendenza è infatti insistere affinchè la risposta cambi a loro vantaggio e nel caso non ci riescano, lotteranno a suon di “perché no?” fino a che la spiegazione non sarà soddisfacente a sostenere il mancato soddisfacimento del bisogno. Attenti dunque a fornire una risposta più che esaustiva e solo così le vostre proposte massimizzeranno i vostri risultati (non solo con i figli).

d. I bimbi sono sensibili alle punizioni
E sono abilissimi a influenzare i comportamenti degli adulti in modo da ottenere una dilazione o uno sconto. Immagino abbiate ben presente l’ultima volta che le urla apocalittiche di vostro figlio vi hanno spinto a sospendere una punizione pur di trovare un po’ di pace…
Ovviamente da adulti non possiamo buttarci a terra disperati di fronte al “no” del capo, ma spesso nelle negoziazioni di tipo commerciale, si ha più la tendenza a proporre la carota anzichè il bastone: ma il bastone rappresenta il costo, per entrambe le parti, del mancato accordo.

e. I bimbi sono esperti nello smascherare i bluff
Sono bravissimi a capire quando le minacce di un adulto non sono veritiere. “Se lo fai un’altra volta, non ti porto più al parco”. Se una minaccia è utilizzata regolarmente ed altrettanto regolarmente non viene eseguita, perde il suo potere, e voi perderete di credibilità e autorevolezza. Per lungo tempo.

Ecco perchè, mediando dal primo assioma della comunicazione, possiamo tranquillamente dire che non si può non negoziare.